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APEL-ANPE GenovaNell’anno 2013 nasce a Genova, presso il Centro LiberaMente, lo Sportello Pedagogico per il Benessere della Famiglia, sperimentazione di un modello operativo innovativo di collaborazione tra le figure professionali del Pediatra e del Pedagogista.

Il profondo significato di tale collaborazione è espresso dal protocollo di intesa tra l’APEL – Associazione Pediatri Extraospedalieri Liguri  (http://www.apel-pediatri.it/)  e l’ANPE – Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani (http://www.anpe.it/) – Sede regionale per la Liguria – siglato lo scorso 19 febbraio, di cui il progetto rappresenta il primo esempio operativo.

La perdita di senso del tempo – tipica della condizione umana nella ‘modernità liquida’ – è uno degli aspetti fondamentali descritti da Bauman: persone e gruppi sociali che si muovono in un dinamismo frenetico che travolge ogni dimensione della vita.

In una società che vive correndo, lo Sportello rappresenta uno spazio e un tempo ad hoc, per approfondire grandi o piccole preoccupazioni, che hanno alla base questioni educative da affrontare.

Il pediatra, come medico che si occupa della diagnosi e terapia delle malattie infantili e dello sviluppo psicofisico dei bambini e degli adolescenti, è il primo punto di riferimento della famiglia quando ci si preoccupa per la salute dei bambini. Le domande riguardano molteplici temi e specifici aspetti che caratterizzano le diverse fasi evolutive, quali la cura, l’educazione, l’alimentazione, il momento del riposo, la socializzazione, la relazione tra genitore e bambino, tra nonni e bambino, tra fratelli, l’inserimento all’asilo, le difficoltà scolastiche, le manifestazioni di aggressività, l’autonomia, l’accesso ai mondi virtuali attraverso telefonini, computer, videogiochi, socialnetwork, i comportamenti considerati a rischio (per esempio l’uso di sostanze psicoattive quali alcol, droghe e psicofarmaci, il fumo di sigaretta,) e molto altro ancora.

Gli adulti che si rivolgono al pediatra spesso hanno l’aspettativa di ottenere risposte immediate anche a problematiche che esulano gli ambiti della medicina. Il “medico dei bambini” è così sottoposto alle richieste più disparate, a volte formulate in modo estemporaneo, durante la visita medica, alla presenza dei giovani pazienti.

Il pedagogista[1], quale specialista dei processi educativi e formativi, offre al pediatra quella sponda specificatamente educativa, che influisce sulla crescita della persona, intesa come sviluppo delle proprie potenzialità, e concorre a favorire la salute ed il benessere di tutta la famiglia.

L’obiettivo principe è offrire un luogo di fiducia per le famiglie, dove trovare risposte e una prima consulenza sulle “questioni educative” espresse dai genitori al pediatra (o da lui stesso individuate come ostacolo ad una crescita e ad uno sviluppo sano del giovane paziente) ed aprire uno spazio di ascolto anche per i bambini e i ragazzi.

Lo Sportello Pedagogico per il Benessere della Famiglia costituisce un nuovo esempio di collaborazione interprofessionale tra pediatri e pedagogisti volta a tutelare il benessere dei giovani pazienti e delle loro famiglie. Interventi coordinati e integrati tra pediatri e pedagogisti, consentono di rispondere tempestivamente alle esigenze educative manifestate dalla famiglia, con ripercussioni positive sul suo funzionamento. Essi rappresentano una modalità operativa interprofessionale di prevenzione primaria e secondaria, contro i molteplici rischi che riguardano i bambini e gli adolescenti, quali ad esempio quelli sempre più diffusi di obesità, uso di sostanze psicotrope, sviluppo di varie forme di dipendenza (alcol, cannabis, gioco d’azzardo, cellulare, internet, ecc.), interruzione di percorsi scolastici nell’età dell’obbligo, interruzioni volontarie di gravidanza, maltrattamenti, abusi, problematiche relazionali, ecc.

Si tratta di tutelare la salute del bambino e della famiglia integrando le azioni mirate alla diagnosi, alla cura e alla diffusione di informazioni sanitarie corrette da parte del medico pediatra, con interventi di ascolto e sostegno alla genitorialità, per riflettere sulle relazioni intra ed extra familiari ed eventualmente attivare, ri-attivare o tarare alcuni processi educativi, con l’obiettivo di favorire il benessere del “sistema” famiglia.

La prospettiva di riferimento è l’approccio sistemico, in cui i principali rappresentanti (Beavin,  Jackson,  Watzslawik , Bateson)  considerano la famiglia come un sistema, ossia come un’entità che possiede caratteristiche, regole e norme proprie; come “un sistema aperto che funziona in relazione al suo contesto socio-culturale e che si evolve durante il ciclo di vita” (Walsh). Un sistema è “un insieme di unità in reciproca interazione” (Bertalanffy), “un’unità  che funziona come una totalità  che scaturisce dai rapporti di interdipendenza tra i suoi elementi costitutivi” (Lasio). Ogni membro del sistema esercita effetti ed influenze sugli altri, con ripercussioni al tempo stesso sul sistema intero della famiglia.

Secondo tale prospettiva, l’individuo è in grado di influire sul contesto, come il contesto di influire sull’individuo. In quest’ottica, la persona che soffre o presenta un sintomo è considerata la manifestazione di un possibile contesto sofferente, nel quale esistono squilibri che a loro volta hanno influenze disfunzionali sul soggetto sintomatico.
In base ai suddetti presupposti, considerare il paziente del pediatra non solo come colui il quale presenta un sintomo, ma esso stesso un possibile sintomo di una famiglia con aspetti disfunzionali, mantenuti in vita attraverso il contributo di ogni suo membro, potrebbe aiutare a trovare la modalità per superare i disturbi che non hanno un riscontro medico. Ad esempio, la famiglia con un figlio che lamenti ripetuti mal di pancia o mal di testa e che, sottoposto ad accertamenti medici, presenti referti negativi, attraverso l’approccio pediatrico-pedagogico, non solo riceve rassicurazioni dal punto di vista medico, ma anche un aiuto per individuare concause di natura relazionale ed indicazioni su come comportarsi per aiutare il bambino a superare eventuali difficoltà. Spesso, i membri della famiglia, anche come reazione al comportamento del bambino, possono avere atteggiamenti eccessivamente protettivi o ansiogeni che tendono a fomentare le sue paure; così facendo il figlio aumenta la dipendenza dagli altri membri che si prodigano sempre più nel tentativo di essergli di aiuto, con il risultato che il sistema famiglia rischia di rafforzare una dinamica disfunzionale.

L’intervento di ascolto e sostegno del pedagogista è attivato dal pediatra con il duplice obiettivo di individuare le dinamiche familiari di tipo educativo che stanno ostacolando il benessere dei suoi componenti e di favorire un processo di cambiamento endogeno al sistema, verso una sua costruttiva riorganizzazione, che tenga conto anche delle interazioni del macro sistema individuo-famiglia-società.
Seguendo l’ottica dell’approccio sistemico in cui ogni azione è considerata anche reazione, e dove un cambiamento in un individuo, parte del sistema, si ritiene influenzi il sistema nel suo complesso (Carta, 1996), la scelta metodologica dell’intervento pedagogico è di stimolare il processo di cambiamento iniziando a lavorare insieme ai genitori (indipendentemente dall’età dei figli) riconoscendo in loro e in ogni loro cambiamento, il principale potere curativo del sistema famiglia. Ai genitori, infatti, spetta per ruolo il monitoraggio del funzionamento del sistema, ai fini di garantire ad ogni suo membro di evolversi durante il ciclo di vita, esprimendo al meglio le proprie potenzialità. L’intensità della relazione genitori – figli (in termini di conoscenza e legame) e la peculiarità del loro ruolo all’interno del sistema famiglia, rappresentano i principali strumenti dei genitori per attivare processi curativi endogeni.

Il pedagogista dopo una prima parte di lavoro, se possibile congiunto con i genitori, può decidere di procedere con colloqui separati; in un secondo tempo, inoltre, può iniziare a lavorare con i figli o coinvolgerli negli incontri con i genitori.

In riferimento alla prospettiva sistemica, che non si focalizza solo sui processi familiari disfunzionali ma riconosce sempre maggiormente l’importanza delle forze e delle risorse della famiglia (Walsh), la metodologia utilizzata nello Sportello Pedagogico per il Benessere della Famiglia, comprende la ricerca, l’attivazione e l’implementazione di tali risorse.

La consulenza del pedagogista, rientrando nelle prestazioni sociali, crea di solito nei genitori poca resistenza rispetto agli interventi di tipo sanitario che, per loro natura, tendono a ricercare i nessi tra segni, sintomi e una patologia.  Anche per questo motivo essa rappresenta un primo importante passaggio da attivare quando il pediatra intuisce che la sintomatologia riscontrata potrebbe essere connessa a problematiche correlate a  dinamiche familiari o ad aspetti educativi. Nel corso della presa in carico il pedagogista, dopo aver creato con la famiglia un rapporto di fiducia ed essersi consultato con il pediatra può, in casi specifici, indirizzare uno o più membri ad altri professionisti, quali lo psicoterapeuta, il neurologo, lo psichiatra, ecc.

A volte il lavoro di presa in carico della famiglia necessita di procedere con azioni in parallelo ad altri professionisti, altre volte sono privilegiati incontri alternati o addirittura congiunti. Ciò che comunque viene sempre garantito è un approccio integrato e non frammentario degli interventi. Proprio a questo scopo, nelle situazioni che esigono interventi multi-professionali, il pedagogista, in accordo con il pediatra, può co-costruire una rete a sostegno della famiglia, ricoprendo il ruolo di Case Manager per coordinare le azioni sul nucleo familiare in un’ottica di efficacia ed efficienza della presa in carico condivisa.

Lo Sportello Pedagogico nasce dalla collaborazione tra il Dott. A. Ferrando[2] e la Dott.ssa C. Leone[3].

Le famiglie segnalate sono state 13. I colloqui sono avvenuti preferibilmente con entrambi i genitori, in alternativa con l’adulto di riferimento in quel momento disponibile.

I miglioramenti nella relazione con i figli sono stati costantemente visibili dopo un paio di incontri. La presa in carico delle famiglie ha avuto una durata media di 4-5 colloqui.

Le principali problematiche portate dai genitori hanno riguardato in generale la relazione con i figli; in particolare difficoltà nella loro gestione quotidiana (ossia come affrontare crisi di pianto, atteggiamenti oppositivi ed aggressivi), problemi di socializzazione, situazioni di encopresi, problematiche nell’alimentazione.

Visti i risultati conseguiti, specialmente in termini di beneficio sulla qualità di vita delle famiglie e dei loro figli, si ritiene opportuno dare continuità al progetto, anche attraverso la sua espansione, attuando una costante ed attenta verifica del suo andamento.

 


[1] Pedagogista: Specialista dei processi educativi e formativi, interviene a sostegno della persona di qualsiasi età, della coppia, della famiglia, del gruppo, della comunità, per favorire l’attivazione e lo sviluppo di risorse e potenzialità.

[2] Alberto Ferrando: Pediatra di famiglia, Professore a contratto in Pediatria ambulatoriale, Vice Presidente Ordine dei Medici della Provincia di Genova, Presidente Federazione Regionale Ordini dei Medici della Liguria, Vice Presidente Associazione pediatri Liguri (APEL), Vice Presidente SIP LIGURE.

[3]Cinzia Leone: Pedagogista, esperta in processi educativi e formativi, membro del Consiglio Direttivo per la Regione Liguria dell’ANPE – Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani, ideatrice e responsabile pedagogica del Servizio di Progettazione Educativa per Minori ai primi reati o a rischio di devianza (S.P.E.M.), Responsabile dell’area pedagogica del Centro LiberaMente, inserita nell’Albo docenti della Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno (SSAI) per l’insegnamento nella disciplina di pedagogia.


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