L’ansia è un sintomo preciso che causa paura e può paralizzare. Per affrontare l’ansia, in qualsiasi ambito e momento della nostra vita essa si presenti, occorre conoscerla, “scendere a patti” con le fatiche che essa determina e approfondirne il significato multiforme per comprenderla, dal momento che la comprensione aiuta ad affrontare gli stati ansiosi.
Nell’ambito della vita sportiva le situazioni che producono ansia possono essere molteplici, premettendo che in senso sportivo-prestativo, una certa dose di ansia “misurata”, ossia non pervasiva, diviene addirittura carburante per un motore vincente.
Parliamo del cosiddetto “eustress”, ossia di quello stato mentale e psico-fisico dell’atleta caratterizzato dall’incontro di sensazioni di leggera ansia propositiva rispetto alla prestazione da svolgere (sovente collegate ad emozioni di eccitazione), di concentrazione sulla prestazione stessa. In questo caso il sintomo ansioso, e dunque la situazione stressante che viene a crearsi, non paralizza ma anzi stimola e motiva l’atleta, favorendo l’instaurarsi di condizioni altamente performanti. Altro accade quando lo stato ansioso diviene per l’atleta pervasivo e bloccante, ossia ostacola l’espressione delle competenze tecniche, mandando in “tilt”, paralizzando, inficiando la possibilità di sperimentarsi nella prova. Questo stato è inquadrato nella letteratura psicologica sportiva come “distress”, ossia uno stato mentale e psico-fisico in cui l’atleta, spaventato dalle sue stesse sensazioni, si paralizza e permette all’ansia di prendere il sopravvento.
Per affrontare l’ansia prestativa sportiva (e non solo!), le tecniche di MENTAL TRAINING possono venire in nostro aiuto. L’allenamento mentale permette all’atleta di conoscersi a fondo non solo nei suoi difetti e nei suoi limiti, ma di prendere consapevolezza delle proprie risorse e capacità. Attraverso le tecniche di rilassamento e le tecniche immaginative, l’atleta immagina se stesso in situazioni di forza e, alternativamente, in altre di difficoltà, “si vede” mentre attua possibili soluzioni, mentre sperimenta capacità, introspettando su se stesso, mentre supera difficoltà prima ritenute insormontabili e dunque fonte di ansia e di potenziale blocco.
Ovviamente l’allenamento mentale non serve a vincere, ma a stare meglio nella prestazione sportiva, a scendere in campo allenati nel fisico e nella mente. Per fare un esempio potremmo considerare l’allenamento del gesto atletico: non esiste nessun allenamento tecnico che possa garantire la vittoria, anche se il fatto di non allenarsi, al contrario, comporta grandi probabilità di insuccesso. La stessa affermazione è valida per l’allenamento mentale: il mental training non conduce sempre al successo ma permette di consapevolizzare e padroneggiare i punti di forza. La focalizzazione sulle risorse aumenta il senso di autoefficacia e rafforza l’autostima, le armi maggiormente vincenti nell’affrontare le situazioni ansiogene.
Inoltre il mental training permette di individuare i “segmenti temporali” ansiogeni che fanno parte della prestazione sportiva, ossia quelle fasi o quelle azioni che ci spaventano, che la mente vive come difficili o che sfuggono alle nostre capacità. Rivivendo queste fasi, la mente si allena a vederle nelle loro particolarità, divengono più familiari, spaventano meno e, nel momento concretamente attivo della prestazione, la mente è preparata ad affrontarle con spirito propositivo. L’atleta si rifocalizza, dunque, sulle potenzialità e non sulle mancanze, e il punto di partenza per affrontare e vincere l’ansia da prestazione è proprio l’allenamento e la valorizzazione delle specifiche abilità mentali e fisiche.
Per sintetizzare potremmo dire che i punti focali per affrontare e gestire l’ansia da prestazione sportiva sono:
- individuare, attraverso una prima valutazione psicologica e il colloquio con lo psicologo sportivo, le fasi della prestazione che maggiormente causano ansia pervasiva (quella paralizzante);
- determinare una scala di “gravità” dell’ansia, attribuendo alle situazioni un punteggio, per organizzare uno schema di priorità di allenamento mentale rispetto alle situazioni più ansiogene;
- preparare sessioni di mental training, unitamente al colloquio con lo psicologo, che permettano all’atleta di sperimentarsi, per mezzo delle tecniche di rilassamento e degli strumenti immaginativi, nel superamento delle situazioni ansiogene;
- rafforzare il senso di autoefficacia e l’autostima per allenarsi alla focalizzazione delle capacità anziché dei difetti;
- vivere, infine, sensazioni di positività che aiutano l’atleta a organizzare un pensiero propositivo, la vera “arma vincente”.
Per concludere, quand’è che l’ansia si trasforma da emozione a sintomo disturbante e ostativo per l’atleta?
Non c’è una risposta che sia uguale per tutti: alcune situazioni ansiogene per un atleta non lo sono necessariamente per un altro, ma dipende da come la persona vive quella data situazione, quali sensazioni prova, quali risorse riesce ad attivare e quali altre, pur non attivandole, potrebbero esserci nel potenziale; infine quali limiti lo caratterizzano. L’allenamento mentale deve essere, dunque, personalizzato proprio perché va a toccare le dimensioni identitarie del carattere e della personalità, nelle sue molteplici sfaccettature, non provando a trasformare la persona, ma piuttosto valorizzandone al massimo le abilità che la caratterizzano.
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* La Dottoressa Tamara Mesemi è psicologa psicoterapeuta, esperta in psicologia dello sport e responsabile dell’area clinica del Centro LiberaMente. Per informazioni o per fissare un appuntamento, contattate il Centro LiberaMente o direttamente la Dottoressa Mesemi telefonando al 392.4358373 o all’indirizzo mail tamara.mesemi@centroliberamente.com