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Disturbi alimentari adolescentiDi Grazia Micale*

Lo schema corporeo non dipende solamente dalle proprie sensazioni e percezioni, ma è una vera e propria “costruzione” che il soggetto fa di se stesso, attraverso la rappresentazione che ha del proprio corpo. Si parte sicuramente da sensazioni tattili, visive e cenestesiche, per arrivare alla componente sociale, ovvero al confronto fra la propria immagine corporea e le immagini corporee degli altri. Lo psicologo William James (1890) sosteneva che: “ogniqualvolta due persone si incontrano ci sono, in realtà, sei persone presenti. Per ogni uomo ce n’è uno per come egli stesso si crede, uno per come lo vede l’altro ed uno infine per come è egli realmente”.

La percezione del proprio corpo è un vissuto che ha una genesi precoce e che accompagna costantemente l’essere umano nel corso della sua vita. In alcuni momenti importanti può assumere anche un ruolo determinante in ordine al vissuto psicologico dell’individuo. Lo schema corporeo è, però qualcosa in continuo cambiamento, che si auto-costruisce e si auto-distrugge attraverso continue differenziazioni ed integrazioni, pur con la tendenza all’unificazione delle parti del corpo in un’unità, rappresentata dall’immagine corporea che è parte integrante della nostra identità. L’immagine corporea comincia a formarsi durante la primissima infanzia e si costruisce sulla base delle esperienze percettive proprie e dei corpi degli altri, vissuti dal soggetto nei diversi rapporti interpersonali. Una certa stabilità dell’immagine corporea si ottiene al termine dell’adolescenza. All’inizio il bambino riconosce l’unità delle persone che gli sono più vicine, come i genitori, pur nei loro cambiamenti di abito, di pettinatura, di tono della voce ecc., per poi associare le percezioni esterne con le proprie sensazioni interne. In seguito il bambino costruisce anche il proprio schema corporeo integrando le sensazioni interne con quelle che gli provengono dall’esterno: come gli altri lo vedono, lo apprezzano, lo giudicano.

Esiste anche un’immagine corporea interna idealizzata, legata ai valori sociali e culturali dell’ambiente in cui si vive. In genere l’immagine idealizzata, per quanto importante punto di riferimento, non dovrebbe mai diventare prevalente sulla propria immagine corporea personale, ma può accadere, specie in adolescenza, che vi sia un rifiuto dell’immagine di sé costruita, fino a quel momento, in favore di una ricerca di identificazioni con modelli idealizzati. Ed è proprio in adolescenza che i due termini, corpo e soma, utilizzati spesso come sinonimi, incominciano ad assumere un loro indipendente significato, in quanto in questa delicatissima fase evolutiva, caratterizzata da profonde trasformazioni, avviene una loro acutizzazione. Nell’Io freudiano c’è l’idea di corpo, qualcosa che vedo, mentre col concetto di soma viene espresso ciò che non vedo, qualcosa di interno che, però, viene espresso attraverso il corpo. Nel corpo vi è un’idea identitaria. Freud aveva capito che ogni organo può diventare un investimento pulsionale. Durante tutta la nostra vita ci sono tappe di trasformazione a livello corporeo, e a tutte queste trasformazioni corrisponde e segue un adattamento in campo psicologico. La somatizzazione potrebbe, in questo senso,  essere letta come una difesa psichica a fronte di un cambiamento che destabilizza il soggetto e provoca angoscia. Questo meccanismo potrebbe portare verso comportamenti patologici come, ad esempio, i disturbi del comportamento alimentare quali l’Anoressia, la Bulimia e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata. L’adolescenza è un periodo, anzi meglio dire un processo, di messa in crisi, di rottura, di appropriazione, di autonomizzazione, di organizzazione e disorganizzazione identitaria. Sotto la spinta del fenomeno biologico della pubertà, che porta con sé  dei cambiamenti fisici considerevoli, sarà necessario, a causa dell’inevitabile risvolto psichico imposto da tali sconvolgimenti puberali, riorganizzare nuovi equilibri, e disfare in qualche modo ciò che, a caro prezzo, era già stato messo in equilibrio. Per fare il nuovo c’è bisogno di disfare il vecchio. Si tratta di sfide pericolose, direi di slegamenti pericolosi. Tutte queste trasformazioni, scatenate dalla pubertà, sconvolgono l’individuo sul piano fisico (il pubertario), su quello psichico (l’adolescenza), familiare e sociale. Si osservano cambiamenti nella relazione con i genitori, nuovi adattamenti nei rapporti sociali, l’elaborazione di nuovi progetti di vita e l’appropriazione della sessualità genitale con l’inevitabile conflitto fra tenerezza, sentimento d’amore e sessualità. L’adolescenza è perciò una fase molto particolare, anche se le problematiche adolescenziali ci attraversano in tutte le fasi della nostra vita. A causa della messa in crisi dei meccanismi di difesa dell’Io fino ad allora utilizzati e della perdita dei riferimenti infantili, la vita psichica sarà più fragile e la via comportamentale sarà predominante.


* Dott.ssa Grazia Micale, Psicologa, Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico. Esperta in Disturbi del Comportamento Alimentare, si occupa di diagnosi e cura dei  Disturbi Alimentari e di disagio in adolescenza e nella coppia presso il Centro Liberamente di Genova.

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