* Dott.ssa Grazia Micale
La relazione matrimoniale non è di tipo statico, e l’idea che vi sia una connivenza inconscia, una collusione appunto, è un tema centrale nella teoria dell’interazione dinamica della coppia. E’ vero che i principi dinamici che concorrono alla crescita e al comportamento umano vanno valutati anche per ciascuno dei partners, tuttavia sono le dinamiche complesse che portano alla patologia del matrimonio, che possono permetterci di mettere a fuoco l’origine del problema. Personalmente ritengo che sia un must studiare in modo sistematico la relazione di coppia in quanto è riconosciuta ormai l’ importanza basilare del matrimonio per la salute dell’individuo, della famiglia, come pure per la società di cui costituisce un nucleo centrale.
La psicoterapia analitica della coppia nasce con i seguenti obiettivi: 1) raccogliere dati circa il matrimonio attraverso l’esperienza con i partners; 2) raggiungere una maggiore comprensione dell’interazione delle personalità all’interno della relazione matrimoniale; 3) tenere presente come, alla luce di questa comprensione, sia possibile alleviare la sofferenza della coppia. Il poter studiare come le problematiche matrimoniali si presentano, approfondire l’interazione della coppia, avere una familiarità con i problemi che i coniugi portano in seduta aiutano sicuramente il terapeuta nella formulazione della diagnosi e danno indicazioni sulla prognosi e la terapia da intraprendere. Elaborare nuove tecniche e integrarle con la teoria e la clinica psicodinamica individuale non è stato un lavoro facile. Dicks (1967) si esprime così: ” l’attenzione…non va tanto alla psicopatologia individuale, quanto all’”incastro inconscio” tra i due mondi interni. Il cuore del processo collusivo sta nell’attribuzione reciproca, a livello inconscio, di sentimenti e bisogni e con un venir meno di chiari confini dell’Ego.
Le modalità difensive messe in atto, all’interno della relazione di coppia sono: la scissione, la negazione, l’identificazione proiettiva e l’idealizzazione.” In quest’ottica ogni matrimonio è visto come un’entità psicodinamica, con processi sottili e fluidi che impegnano il terapeuta in un’osservazione clinica dettagliata e precisa, ma nel contempo, come nella psicoterapia psicoanalitica, lo spinge ad apprezzare ciò che è casuale, futile e spontaneo, cioè a considerare il clima e l’atmosfera che emergono nella seduta. Il processo terapeutico viene strutturato offrendo un setting classico in cui il tempo è portato a un’ora e un quarto e le interpretazioni prendono in considerazione non solo le manifestazioni personali e collusive dei due pazienti, ma anche i riferimenti transferali del qui ed ora. Tre sono le ipotesi di base che si sono dimostrate utili nella terapia di coppia: la scelta del partner, la collusione ed il confine diadico.
La scelta del partner può essere complementare all’identità personale oppure di contrasto alla complementarità, cioè l’altro/a, oltre ad essere un oggetto esterno, propone e rievoca qualche figura del passato oppure addirittura qualche parte di sé. Il caso più comune e semplice di scelta complementare implica la proiezione reciproca dell’immagine interiorizzata del genitore di sesso opposto. La scelta per contrasto rappresenta la principale variante alla scelta conforme ad un’immagine interna del sesso opposto e di contrasto con l’immagine desiderata del genitore. La collusione, che ha la funzione di proteggere quelle illusioni che hanno influenzato la scelta del partner è così descritta da R.D.Laing (1961): “La persona non desidera soltanto avere l’altro come un gancio a cui appendere le proprie proiezioni. Si sforza di trovare nell’altro, o di indurre l’altro a diventare la vera e propria incarnazione della persona la cui collaborazione è necessaria a completare l’identità particolare che essa si sente costretta a sostenere”. L’esperienza clinica ci ha convinti, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la reciprocità o collusione tra i partners, avviene a un livello inconscio. Il confine diadico rappresenta il diverso genere di realtà che sta dentro il rapporto di coppia, per distinguerlo da quello che sta fuori. Questi concetti ci permettono di vedere il matrimonio come un’unione di due sistemi psicofisici in interazione continua. Si potrebbe dire che il matrimonio è un rapporto speciale tra due persone che, attraverso la loro esclusività reciproca, si cambiano l’un l’altro.
Dal punto di vista clinico colpiscono spesso le resistenze al cambiamento mentre il bisogno di elaborazione è necessario in ogni matrimonio. Il rapporto coniugale è un’esperienza simile al rapporto madre-bambino. Esso implica i bisogni complementari di un’accettazione totale e incondizionata del sé da parte dell’altro e dell’altro da parte del sé. Quando ci riconosciamo con sicurezza nell’altro, permettiamo all’altro di riconoscersi in noi con altrettanta sicurezza. Ognuno, così, testimonia l’identità dell’altro al livello della sua maturità, ed è quindi possibile uno sviluppo adeguato sia personale che diadico.
* Dott.ssa Grazia Micale, Psicologa, Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico. Esperta in Disturbi del Comportamento Alimentare, si occupa di diagnosi e cura dei Disturbi Alimentari e di disagio in adolescenza e nella coppia presso il Centro Liberamente di Genova.